venerdì 12 febbraio 2010

Cesare - Prima parte


Quanti milioni di uomini sono morti per rendere Cesare grande!
Thomas Campbell

Dopo una più o meno lunga pausa torno a scrivere di argomenti squisiti. Quest'oggi scrivo sul dittatore romano Cesare. Le cose da scrivere sono decisamente troppe, perciò ho deciso di dividerlo in due o più parti.

Cesare o ad essere precisi Gaio Giulio Cesare, è in assoluto il personaggio più importante nella storia dell'uomo. Generale, dittatore e perfino scrittore, nacque a Roma tra il 101 e il 100 a.C. da un'antica e nota famiglia patrizia, la gens Iulia, che aveva compreso il primo re di Roma, Romolo, e discendeva da Iulo (o Ascanio), figlio del principe troiano Enea, secondo il mito figlio a sua volta della dea Venere.

Di statura alta, magro, ma forte, elegante fin troppo, occhi scuri, fronte spaziosa, sguardo folgorante come uno sparviero, aspetto nobile e voce vibrante. Dotato di eccezionale memoria e di singolare capacità d’espressione. Fermo e dominato dalla calma anche nei momenti in cui l’ira gli esplode nell’anima.

Il cognome "Caesar" deriva in seguito alla nasciata di un uomo venuto alla luce grazie ad un taglio cesareo. Altre fonti invece ci suggeriscono che il primo Cesare avesse ucciso un elefante (caesai in berbero), oppure, che fosse nato con una folta capigliatura (dal latino caesaries), o ancora, con occhi di colore celeste particolarmente vivo (dal latino oculis caesiis).

Nonostante fossero patrizi, la famiglia di Cesare, non era ricca per gli standard dell'aristocrazia romana. Ciò rappresentò inizialmente un grande ostacolo alla sua carriera politica e militare, e Cesare dovette contrarre ingenti debiti per ottenere le sue prime cariche politiche. La sua grande passione era la poesia, ma questo non lo teneva lontano dalle esercitazioni militari. Suo grande maestro fu lo zio Mario, Generale e Console per sei volte, che negli anni della giovinezza do Cesare, riuscì ad attirare su di se e su tutta la famiglia, le antipatie della nobilitas repubblicana. Dopo la morte dello zio Gaio Mario, Cesare ripudiò la sua promessa sposa Cossuzia per sposare Cornelia Cinna Minore, figlia di Lucio Cornelio Cinna, alleato e amico di Gaio Mario. Questo legame parentale con una famiglia schierata con i populares, che nella vita politica della Repubblica Romana sostenevano le istanze del popolo, accrebbe solo i problemi di Cesare durante la dittatura di Silla, altro importante generale e dittatore romano. Silla cercò di ostacolarne in tutti i modi le ambizioni, bloccando la sua nomina a Flamen Dialis(sacerdote preposto al culto di Giove); la situazione poi si aggravò quando il dittatore, avuta la meglio su Mitridate VI, rientrò in Italia e sconfisse i seguaci di Mario nella battaglia di Porta Collina, nell'82 a.C. Ormai capo indiscusso di Roma, Silla si autoproclamò dittatore perpetuo per la riforma delle leggi e la restaurazione della repubblica, e iniziò ad eliminare i suoi avversari politici; ordinò a Cesare di divorziare da Cornelia poiché non era patrizia, ma Cesare rifiutò. Silla meditò allora di farlo uccidere, ma dovette poi desistere dopo i numerosi appelli rivoltigli dalle Vestali e da Gaio Aurelio Cotta. Cesare, temendo comunque per la sua vita, lasciò Roma, prima ritirandosi in Sabina e poi, partendo per il servizio militare in Asia, come legato del pretore Marco Minucio Termo. Come legato di Minucio durante l'assedio di Mitilene, Cesare partecipò per la prima volta ad uno scontro armato e fu premiato per il suo coraggio con la corona civica, che veniva concessa a chi, in combattimento, avesse salvato la vita ad un cittadino. Con la corona civica, a Cesare venne garantito l'accesso al senato.

Abbiatela vinta e tenetevolo pure! Ma un giorno vi accorgerete che, colui che desiderate salvare con tanto affanno, sarà fatale al partito degli ottimati, che tutti insieme abbiamo difeso; infatti in Cesare ci sono molti Gaio Mario!
Lucio Cornelio Silla

Dopo due anni di potere assoluto, Silla si dimise dalla carica di dittatore, ristabilendo il normale governo consolare. Cesare rientrò a Roma solo quando ebbe notizia della morte di Silla. Nonostante tutto Cesare non partecipò alla rivolta anti-sillana capeggiata da Marco Emilio Lepido, si dedicò invece alla carriera forense come pubblico accusatore e a quella politica come esponente dei popolari e nemico dichiarato degli ottimati. Nonostante la giovane età si distinse subito dimostrando una grande intelligenza politica.

Nel 74 a.C. decise di recarsi a Rodi, che era la meta di pellegrinaggio più comune tra i patrizi romani, per poter comprendere meglio la filosofia greca. Durante il viaggio venne però rapito dai pirati che come riscatto chiesero venti taleti. Cesare gliene promise cinquanta e mandò i suoi compagni a Mileto perché ottenessero la somma. Durante la permanenza sull'isola Farmacussa, che si protrasse per trentotto giorni, Cesare compose numerose poesie e mantenne un comportamento piuttosto particolare con i pirati, trattandoli sempre come se fosse lui ad avere in mano le loro vite e promettendo più volte che una volta tornato libero li avrebbe fatti uccidere tutti. Quando i suoi compagni tornarono con il riscatto, Cesare si rifugiò nella provincia d'Asia, governata dal propretore Marco Iunco e giunto a Mileto, armò le navi, tornò a Farmacussa, catturò con facilità i pirati e provvedè lui stesso all'esecuzione di questi, che avvenne prima per strangolamento e poi per crocifissione. In questo modo, secondo le fonti filocesariane, egli non fece altro che adempiere ciò che aveva promesso ai pirati durante la prigionia, e poté anzi restituire i soldi che i suoi compagni avevano dovuto richiedere per il riscatto.

2 commenti:

  1. Mi compiaccio di tastare la consitenza e completezza della prima parte del Suo splendido lavoro.

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  2. Interessante. Io avrei un dubbio, però, sull'ipotesi del nome relativa al taglio cesareo, perché "cesareo" è l'aggettivo che deriva da cesare e non viceversa.

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